Colpi di Cinema – Sole e pioggia nel profondo Nord

Ingmar-Bergman

La crisi di mezza età piove sul nostro amore, ci toglie la sete e c’impedisce di catapultarci verso la gioia di una terra del desiderio. Un’estate d’amore, solo un’estate d’amore nel posto delle fragole ti chiedo, lontano da quella città portuale dove siamo cresciuti. Lontano dalla prigione, proiettati verso i tuoi sogni di donna, che adesso sono anche sogni di uomo, come musica nel buio della vecchia angoscia d’amore. Tutto ciò non accadrebbe qui, se solo riuscissimo a separarci per poi ritrovarsi fra i sorrisi di una notte d’estate. Mi sento perso nella tua vampata d’amore che mi è cara, nel silenzio del tuo inespresso desiderio, Monica. Donna in attesa, sola tra le tue attendenti amicizie. Sola nella tua lezione d’amore che tutti vorrebbero apprendere ma che nessuna persona riesce a catturare nella propria magia. C’è chi si è fiondato alla ricerca del settimo sigillo, per avere la stessa magia, ma è praticamente impossibile. Mettersi in viaggio, di questi tempi, può farti finire nell’occhio del diavolo che postula il suo malessere impestando la sacra fontana della vergine. Quanto tormento dentro queste cervella di uomo solo! Vedo la pioggia e ho i brividi, nascosto dal sole, non mi riscaldo più lontano da te, ed è come spossessarsi di questo amore appeso a un filo, alle soglie della vita. Dov’è finito il volto illuminato dalle luci d’inverno? Cammino e mi sembra di potermi osservare come in uno specchio, fra i sussurri e le grida delle scene di un matrimonio andato. Ma noi non siamo ancora così vicini. Distanti, comunichiamo con la vergogna adultera di chi ha commesso peccato nell’ora del lupo. Fa così freddo! A proposito di tutte queste signore che si mettono in fila fuori dei centri commerciali, regalerei loro solo un flauto magico, per far comprendere il valore reale della vita lontano da tutto il ciarpame che ci spingono a comprare e consumare. Tu sei la mia signora. E mentre non riesco a udire la voce di alcun Dio al di sopra di noi, mi accorgo che il serpente è appena uscito dal suo uovo. Come una sinfonia in autunno ha finito per propagare il suo veleno nel mondo. Dobbiamo distaccarcene e andare lontano, abbandonando l’immagine allo specchio che ci registra. Fuggiamo dal clamore interurbano di questo mondo di marionette, come sono riusciti a fare i beati Fanny e Alexander. Loro sono stati bravi dopo la vanità e gli affanni di una vita cieca. Dopo la prova, il mondo, il nostro mondo, sarà nelle nostre mani. E sarà tutta una sarabanda di brividi, con Uppsala nel cuore dei ricordi. Dopo la prova. Dopo il passaggio nella penombra del subconscio.

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