Un uomo che ha scolpito nell’immaginario cinefilo parte della storia del Cinema, attraversandola nella sua evoluzione artistica, e un uomo che ne ha ammirato e poi riproposto, con un tocco sia gentile che crudele, le fondamenta. Due uomini diversi eppure vicini nel credo cinematografico che s’incontrano nel 1962 per un’intervista lunga un’intera settimana. L’elegante e insinuante distanza dell’uno, si sposa empaticamente, giorno dopo giorno, con la faconda passione cinefila dell’altro. Kent Jones, noto critico cinematografico e regista di documentari (collaboratore di Martin Scorsese, che appare fra gli intervenuti speciali), ne ripercorre l’incontro, fornendo nuova linfa ai contenuti al centro del libro che ne è la fonte, pubblicato con successo nel 1967. Ad accompagnare alcune delle sequenze più celebri e magnifiche del maestro inglese, sono gli interventi di grandi registi contemporanei, influenzati ammiratori del genio di Hitchcock: Martin Scorsese, David Fincher, Wes Anderson, James Gray, Richard Linklater, Peter Bogdanovich, Paul Schrader, Olivier Assayas e Kiyoshi Kurosawa. Ammiratori ammirati che sviscerano alcune sequenze con lo sguardo dell’investigatore privato, preso in parte dal meccanismo filmico in continua comunicazione con un pubblico, per forza di cose, attento.
L’incontro si materializza all’apice della fama di Alfred Hitchcock e all’inizio della carriera, purtroppo più breve del previsto, di Francois Truffaut. Quest’ultimo si prefigge lo scopo di elevare la regia di Hitchcock a una vera e propria forma d’arte, testimoniando quanto il suo modo di fare cinema non sia da considerare come esclusivo intrattenimento. L’obiettivo è di indurre alla riflessione la critica americana e il pubblico di fronte alla grandezza dei film del maestro della suspense. Vengono prese in esame sequenze di film rilevanti come Sabotaggio, Notorious, L’uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Intrigo Internazionale, Psycho, Gli uccelli, Marnie. Avremmo voluto che venissero dissezionati anche capolavori come L’Altro Uomo e La finestra sul cortile, ma va bene così, anche perché la poesia delle ammirate considerazioni è considerevole. Hitchcock è un cineasta capace di dare la scossa sin dai primi minuti, dove prepara il terreno giusto per potersi addentrare nella storia e non esserne abbandonati più, fino all’ultimo istante. Truffaut disse una volta: “Gira delle scene d’amore come fossero scene di un omicidio; noi lo rispettiamo perché gira delle scene di omicidio come fossero d’amore”. E l’influsso si compì sul cineasta francese, da sempre attento e sensibile al tema dell’infanzia.
La forza persuasiva di una rivelazione, la muta espressività come forma pura di cinema prima ancora che il sonoro ne addomesticasse le fondamenta. Kent Jones prende per mano Hitchcock e Truffaut e lascia che il pubblico venga trasportato dentro il loro universo cinematografico, dentro le loro idee, nelle suggestioni cinefile. I due mantennero una corrispondenza regolare per più di vent’anni, oltre a scambiarsi le reciproche sceneggiature. Lo stato di grazia del loro incontro riluce in pieno nello stato di grazia di questo documentario, che farà innamorare del cinema, c’è da scommettere, anche i non addetti ai lavori.