La Los Angeles anni ’70 è un caos. Ci siamo subito dentro sin dal primissimo minuto, in cui un fatto sconcertante, eppure esilarante, accade, come se succedesse sotto i nostri nudi e attoniti occhi.Dicevamo anni Settanta. Siamo ancora in piena fase lisergica, quando il boom industriale ha preso definitivamente il sopravvento, fagocitando i cittadini a riempirsi di automobili di grossa cilindrata. L’inquinamento è solo uno dei tanti problemi, per il resto c’è anche quello dell’industria del porno, collusa con le più alte sfere del potere. A collidere, sono le separate ricerche che un detective e un investigatore privato cominciano a fare riguardo Amelia, una ragazza scomparsa, e il misterioso omicidio di una pornostar: Jackson Healy (Russell Crowe) è un energumeno assoldato per utilizzare le maniere forti, un picchiatore nato che però sa anche usare la pistola quando necessario; Holland March (Ryan Gosling) è un imbranato, truffaldino e sconclusionato investigatore che brancola nel buio della reticente noia. Quando Jackson decide di unirsi a Holland, la coppia si forma ed ecco che cominciano le scoperte più stravaganti e inaudite. Il problema è che in due fanno a malapena uno. La loro spalla è una certa Holly (Angourie Rice), la sveglia figlia adolescente di Holland, che senza temere nessuno comincia a seguirli nelle loro rischiose ricerche. Altamente rischiose …
Il film, prodotto da Joel Silver, e diretto da Shane Black (sceneggiatore di Arma Letale e regista di Kiss Kiss Bang Bang), rievoca in pieno e con luccicante dimestichezza quel genere di investigation-comedy poliziesca, denominata “buddy-movie”, che ha i suoi riferimenti principali in film degli anni ’80 quali 48 ore, Midnight Run e lo stesso Arma Letale. Scritto da Shane Black in collaborazione con l’esordiente Anthony Bagarozzi, The Nice Guys mira con decisione al noir, privilegiando quel gusto tipico del genere per i caratteri dei suoi personaggi principali, che qui in particolare vivono di una scrittura fervida, inventiva, sulle scattanti molle di un film frizzante, ricco di gag dai tempi comici impeccabili e di sequenze d’azione spericolata dagli esiti imprevedibili e gustosamente ammiccanti. L’ironia sessuale e il gioco meccanicistico delle associazioni è spinto oltre il già visto, per una dialettica confine/sconfinamento aitante. L’avvicendarsi delle deviazioni di sorta è talmente ricco da offrire spunti a iosa. La trama, ingarbugliata e apparentemente arruffata, non finisce per attorcigliarsi su se stessa, anzi, di svolta in svolta, rivela una volta di più la sua brillantezza. Gran parte della sua funzionalità arriva e permane grazie a un duo di attori in formidabile forma, una coppia che almeno al pari delle altre di riferimento, faticheremo davvero a dimenticare, anzi, giunti alla fine del film non vorremo abbandonare. Ryan Gosling, geniale e ormai maturo per affrontare qualsiasi tipo di ruolo (alcune sue scene diverranno di sicuro delle squisitezze cult), e Russell Crowe, funzionalmente gagliardo, si amalgamano alla perfezione, riuscendo in un solo colpo a sorpassare in sintonia i vari Mel Gibson e Danny Glover, Eddie Murphy e Nick Nolte, Robert De Niro e Charles Grodin, Robert Downey Jr. e Val Kilmer. Lavorando magnificamente sui tempi comici, sulle pause, sugli effetti-sorpresa dati dall’anticipazione dei tempi soliti di attacco, i due attori protagonisti si muovono per le strade di Los Angeles, perlopiù notturne e meschine, con una certa disinvoltura. La sequela d’incredibili sfortune e di paradossali cambi di fronte, è tale da offrire su un piatto d’argento a Shane Black l’opportunità di cimentarsi in una regia gagliarda, a tratti impetuosa, capace di mettere assieme, nonostante la lunga serie precedente di modelli di riferimento, tutta una serie d’inseguimenti, sparatorie, capitomboli e scazzottature davvero singolari. La felice scoperta della giovanissima Angourie Rice, arricchisce il film di una spalla, o di una terza incomoda, dal futuro assicurato. Kim Basinger, dopo L.A. Confidential, torna per il piccolo ruolo di Judith Kutner, Capo del Dipartimento di Giustizia della California, una delle tante sporche facce di una realtà più simile a uno sfolgorante, lisergico incubo. Non sanno farsi prendere né capire al meglio l’investigatore e il poliziotto, ma nonostante ciò riescono lo stesso ad afferrare il reo non confesso. Più che afferrare il concetto, aggrapparsi e tirare a sé le losche cosche della criminalità. Il finale allude a un possibilissimo sequel, per la soddisfazione di chi ama vedere come a volte intrattenimento e cultura cinefila possano raggiungere una godibilissima unione.